ROBERTA BRUZZONE - NELLA MENTE DI NARCISO

 


Riflessione sulla regia di "Nella mente di Narciso"

"Nella mente di Narciso" è un programma che si distingue per l’approfondimento dei profili psicologici dei protagonisti di casi di cronaca nera. La criminologa Roberta Bruzzone, con la sua comprovata esperienza e capacità analitica, offre spunti di grande interesse per il pubblico. Tuttavia, il mio obiettivo non è entrare nel merito dei contenuti del programma, bensì riflettere su un aspetto tecnico legato alla regia.

La regia è affidata a Serena Pasquali Lasagni, che ha sicuramente messo in campo un lavoro creativo e curato. Ciò che, da osservatore attento e addetto ai lavori, mi ha lasciato perplesso è la scelta di alcune inquadrature in cui la Bruzzone è ripresa di lato, con lo sguardo rivolto verso un punto indefinito fuori campo. Queste sequenze si alternano a riprese più tradizionali, dove il soggetto viene inquadrato frontalmente e stabilisce un contatto diretto, anche visivo, con lo spettatore.

La scelta di inquadrare la protagonista di lato potrebbe essere stata pensata come un espediente stilistico, forse per trasmettere un senso di riflessione o distacco narrativo. Tuttavia, dal mio punto di vista, queste riprese rischiano di risultare controproducenti. L’assenza di un interlocutore visibile fuori campo lascia lo spettatore disorientato, poiché non si comprende bene chi o cosa la Bruzzone stia osservando. Se vi fosse stata una figura interlocutoria, avrebbe avuto senso mantenere questa scelta visiva. In assenza di tale contesto, però, il risultato è una perdita di coerenza visiva che toglie forza alla narrazione.

È possibile che la regista stia sperimentando nuove tecniche di ripresa, cercando di rompere con gli schemi tradizionali. La sperimentazione è sempre apprezzabile e spesso porta a risultati innovativi. Tuttavia, nel contesto di un programma che si basa su analisi serie e rigorose, una regia più lineare e coerente potrebbe rafforzare l’efficacia comunicativa. L’alternanza tra inquadrature frontali e laterali, senza una chiara logica narrativa, rischia di compromettere il senso di professionalità complessiva.

La mia è naturalmente un’opinione personale, ma credo che una maggiore attenzione a questi dettagli possa fare la differenza. La regia è uno strumento potente per guidare l’esperienza visiva dello spettatore e, quando ben calibrata, contribuisce a rendere il racconto ancora più incisivo.

Concludo auspicando che queste riflessioni possano essere percepite come un contributo costruttivo. La televisione ha sempre bisogno di sperimentazione, ma è importante che ogni scelta stilistica sia motivata e funzionale alla narrazione. La professionalità di Roberta Bruzzone merita una regia altrettanto solida e coerente.

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