PUGILATO, MUSICA E COPYRIGHT
Nelle riunioni di pugilato, a cui sono spesso chiamato per fare la telecronaca dei match, c'è un’usanza che si è consolidata nel tempo: nei momenti di pausa tra un incontro e l’altro, la musica ad alto volume inonda il luogo dove si disputa la manifestazione. Questa pratica, diffusa grazie agli impianti stereo presenti, è ben accolta dagli spettatori. Infatti, un palazzetto immerso nel silenzio totale, interrotto solo da grida e applausi, risulterebbe piuttosto triste. La musica riempie gli spazi vuoti, crea atmosfera, scalda gli animi e amplifica l’adrenalina che si respira nell’aria. Personalmente, trovo che questa iniziativa sia valida e condivido pienamente l’idea di accompagnare gli eventi con la musica.
Tuttavia, c'è un aspetto che complica il mio lavoro e che meriterebbe maggiore attenzione da parte degli organizzatori. Alla fine di ogni match, mi piacerebbe intervistare gli atleti, sia quelli che hanno vinto che quelli che hanno perso. Questi momenti sono molto più di una semplice intervista: sono attimi di verità, di emozioni a fior di pelle, in cui gli atleti aprono il loro cuore. Possono raccontare le loro sensazioni, ringraziare amici, parenti, fidanzate o fidanzati e condividere la loro gioia o la loro delusione con chi li segue. Sono momenti che umanizzano il pugilato, che lo rendono vivo e vicino al pubblico.
Purtroppo, il sottofondo musicale che continua anche in questi frangenti crea un problema significativo per chi, come me, carica i video su piattaforme come YouTube. Gli algoritmi della piattaforma, inflessibili, bloccano i contenuti che includono brani protetti da copyright. Questo impedisce che quelle emozioni vengano condivise, che quelle parole raggiungano chi non ha potuto essere presente. Di conseguenza, sono spesso costretto a interrompere le interviste o, peggio ancora, a rinunciare del tutto a questi momenti preziosi.
Immaginate quanto sia frustrante trovarsi di fronte a un atleta, magari ancora con il sudore che scorre sul viso e lo sguardo lucido, e dovergli dire che non posso registrare la sua intervista perché c'è musica in sottofondo. Quegli atleti, che hanno appena dato tutto sé stessi sul ring, meritano di essere ascoltati. Meriterebbero che la loro voce si levi chiara e forte, senza ostacoli.
Per ovviare a questa situazione, sarebbe auspicabile che gli addetti alla diffusione musicale si coordinassero con noi telecronisti. Un minuto di pausa dopo ogni match, senza musica, permetterebbe di registrare le interviste senza problemi legati al copyright. Questo piccolo accorgimento migliorerebbe notevolmente la qualità dei contenuti prodotti e contribuirebbe a valorizzare al meglio il lavoro di tutti, dagli atleti agli organizzatori.
I diritti sul copyright sono fondamentali per tutelare chi crea arte e musica, ed è giusto che le piattaforme come YouTube blocchino i video che li violano. Tuttavia, con un minimo di organizzazione e collaborazione, si potrebbero evitare inconvenienti e dare maggiore risalto a un’arte nobile come il pugilato. Permetteremmo al pubblico di vivere anche il dietro le quinte, fatto di emozioni, racconti e umanità, creando un ponte autentico tra chi combatte e chi osserva, tra chi vive il pugilato e chi lo ama.
Roberto Zanotti
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